La necropoli di Santa Maria di Zevio (VR)

Santa Maria di Zevio è una piccola frazione del Veronese, interessata dal ritrovamento di oltre un centinaio di tombe ad incinerazione databili tra il II sec. a.C. e la prima età imperiale.

Guarda le mie repliche di 7 coltelli dalla necropoli di Santa Maria di Zevio

Il valore scientifico è indubbiamente di grandissimo rilievo, perché rappresenta un caso esemplare della progressiva integrazione di una comunità cenomane (a quanto risulterebbe dalle iscrizioni) nel mondo romano. Si tratta di un risultato di grande importanza perché l’accuratezza dello scavo, documentato in modo esemplare con rilievi d’ogni singola tomba, consentirà anche in futuro indagini a vasto raggio d’interpretazione anche a livello d’analisi antropologica e sociologica.

Cronologia degli scavi

1986: sono stati recuperati i materiali di corredi funebri da tombe distrutte in lavori edili presso la corte Fenil Nuovo.

1987: sono stati fatti dei sondaggi archeologici nella medesima località.

1988: è stato fatto un intervento di scavo di emergenza nella necropoli di località Mirandola. Lo scavo della medesima necropoli è proseguito nel 1991 e nel 1992.

1993: è stata scavata una necropoli romana in via Matteotti ed è iniziato lo scavo di un insediamento romano presso il Mulino Rizzardi.

1994: è stato completato lo scavo dell’insediamento romano.

1996: è stata scavata una necropoli in località Rivalunga.

Le varie scoperte hanno avuto un certo risalto nella stampa locale e alcuni materiali sono stati esposti nel 1987 a Verona nella mostra “Prima della storia” e nel 1992 a Verona, Zevio e Caldiero nella mostra “Fabbri, guerrieri, vasai”.

La necropoli di Fenil Nuovo

Delle tre tombe parzialmente distrutte dai lavori di costruzione di una stalla, sono stati rinvenuti solo una minima parte dei corredi, consegnati alla rinfusa poiché tutte e tre le tombe erano già state violate e svuotate.

La necropoli di località Mirandola

Costituita da 171 tombe, seppur alcune parzialmente compromesse da lavori agricoli, ha permesso di recuperare un notevole quantitativo di reperti temporalmente suddivisibili in 5 distinte fasi:

I: tardo La Tène C2
II: La Tène D1
III: La Tène D2
IV: età augustea
V: epoca altomedievale

Le tombe sono principalmente ad incinerazione, con struttura tombale a fossa per 120 tombe e a cassetta di tegole per le rimanenti. La disposizione dei materiali all’interno della tomba segue criteri abbastanza costanti durante le varie fasi, che vede le ossa bruciate accumulate al centro o presso il margine della tomba in uno o più mucchi, deposte assieme a monete, fibule e altri elementi d’ornamento, talvolta deformate dal rogo del defunto. Vicino alle ossa sono deposte le armi, gli utensili e il vasellame ceramico. Non sembra esista una regola costante e codificata nella disposizione di questi materiali all’interno della tomba. Nella distinzione tra tombe maschili e femminili si è ritenuto di non dover tener conto delle indicazioni delle analisi antropologiche, che risultano insoddisfacenti e molto spesso contraddittorie; invece si è tenuto conto delle indicazioni risultanti dal corredo. È interessante prendere in considerazione la panoplia delle sepolture di armati, distinte nelle prime tre fasi della necropoli. Durante la Fase I la presenza di armati è considerevole: 17 tombe su 33. La panoplia è di tipo complesso, con spada, lancia, umbone, coltello, catena (tombe 92, 43) o gancio (tombe 88, 130). A questo tipo di panoplia vanno assegnate anche le tombe 86, 90C, 104, 106, 131, con spada, lancia, umbone e coltello, ma senza catena o gancio, ugualmente alle tombe 90A, priva anche del coltello, e alla tomba 149, priva anche della spada. Un altro tipo di panoplia comprende la lancia e il coltello (tombe 67, 108). Infine, nelle tombe 118 e 132 vi è solo la lancia. La presenza unicamente della catena nella tomba 90B, del coltello e della catena nella tomba 93, che si riferiscono chiaramente ad un armamento con spada, può essere interpretata con quella particolarità delle usanze funebri celtiche che viene definita “pars pro toto”. Nella Fase II vi sono 6 tombe di armati su un totale di 25 tombe. Quattro tombe hanno una panoplia di tipo complesso, con spada, lancia, umbone, coltello (tombe 6, 48, 135, 137) e due hanno una panoplia di tipo leggero, con lancia e coltello (tombe 2, 35). Nella Fase III vi sono 8 tombe di armati su un totale di 27 tombe. Tutte le tombe hanno una panoplia di tipo leggero, con lancia e coltello (tombe 4, 54, 58, 80, 95, 134, 143), tranne una che ha una cuspide di giavellotto (tomba 10). Quasi tutte le armi sono piegate, deformate o rotte, secondo un rito ampiamente diffuso soprattutto durante la fase avanzata del Medio La Tène. Tra gli elementi costantemente presenti nei corredi femminili vi sono le fibule e il coltello. È già stato osservato che il coltello non può essere considerato a priori come arma da combattimento, ma che può aver avuto una funzione nella preparazione delle carni del banchetto. Ciò è confermato dalla presenza in corredi femminili, dove i coltelli quasi sempre hanno tipologia diversa e dimensioni più ridotte di quelli presenti in corredi di armati. Un altro dato che si può riscontrare con una certa frequenza in corredi femminili è la presenza di una coppia di fibule di bronzo dello stesso tipo. Nel corredo femminile della tomba 123 è presente un falcetto, documentato anche in corredi maschili (tombe 90c, 106, 108, 131) e in corredi non meglio determinabili (tombe 18, 45, 53, 89, 91, 127). Nel corredo femminile della tomba 105 si trova una cesoia, associata ad un coltello; nel corredo della tomba 23 la cesoia è associata ad uno spiedo; altre cesoie si trovano nei corredi delle tombe 17, 26,56. Un altro spiedo è presente nel corredo femminile della tomba 142. Nel corredo femminile della tomba 24 sono presenti elementi di toeletta e un gancio ad anello, comunemente utilizzato nella cintura di sostegno della spada, ma presente anche in sepolture femminili. Tra gli altri utensili vanno segnalati il rasoio, presente nel corredo maschile della tomba 118, e l’accetta presente nel corredo maschile della tomba 153. L’elemento a forcella, presente nella tomba 48, ha confronti con esemplari da Valeggio sul Mincio e da Gambolò-Belcreda. Probabilmente va interpretato come un candelabro, fissato su un supporto di legno, che ha degli antecedenti nella tomba 52 della Certosa e a Monte Bibele. Infine vi sono alcuni elementi particolari: una fibula a sanguisuga della prima età del Ferro nella tomba 90c, una fusaiola di piombo del V secolo a.C. nella tomba 124 e una punta di freccia in selce nella tomba 122. Si tratta di oggetti di epoche più antiche, recuperati e riutilizzati. Una fusaiola di piombo analoga esiste nella tomba 21 di Valeggio sul Mincio e si trova nella mano del defunto, una posizione in cui molto spesso sono deposte le monete. Dunque, per la fusaiola e anche per la fibula, può essere proposto il significato di aes rude; invece per la punta di freccia è molto probabile il significato di amuleto. Il corredo ceramico rappresenta per la massima parte il servizio da mensa con un’associazione variabile di forme vascolari aperte, di forme vascolari chiuse e di bicchieri. Molto comuni sono i vasi a fiaschetto, interpretabili forse come balsamari, mentre sono rare le lucerne. Solo un vaso del corredo ceramico dimostra di essere stato sul rogo (tomba 98,3); altri vasi sono deformati probabilmente per una cottura non perfetta (tombe 108,1; 129,2b). Il vasellame di bronzo è rappresentato solo dai resti di una borraccia (tomba 32).

 

 

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